Martina Melgazzi, inediti


 

*

 

La pioggia batte

e diventa asfalto,

ma l’orologio del veliero

non rende onore

al ritmo

delle spinte

liquide.

Eppure gli anziani

sono qui,

a domare legno

ed orti,

in una brulicante

operosità tremante.

I vecchi brontolano

con voce

che solletica la nuca,

perché, dopo

i settanta, ogni lasciata

non è persa:

è una beffa reale

che odora

di buon senso

e di recalcitrante

decoro.

 

 

*

 

 

Placida, sotto

la pioggia della salute.

Non temo il castigo,

né l’imprevedibilità

di un respiro che non corre

verso i secondi

successivi e muore

veloce, con un gemito

silenziato.

Il caso e la genetica

hanno già scommesso

su altri, non ancora

su di me.

Le cellule vibrano

e forse dentro di esse

si nasconde

la sfera lattiginosa

di un veggente che non gioca

con il volo degli uccelli,

ma con quello

dei cromosomi.

Placida, sotto

la pioggia della salute,

vorrei non pensare al sole

e stendere un velo

di pelle vigorosa

sui riflessi

del futuro.

 

 

*

 

 

Roma,

felicemente Roma.

Infinitamente Roma,

se ripenso ai secoli

lunghi

che tagliano ogni tuo

grano solido

e che colmano

la mente dei viaggiatori

occasionali.

Ti sento torbida

nelle tue vie,

mentre mi chiami

dall’ennesimo negozio

di false antichità.  

 

 

*

 

 

Carne da carne

e ti sei donata

all’eredità.

Baciata dal tuo ventre,

riempio il cruciverba

della maternità.

In un Gondwana

di cromosomi

hai modellato il drappo

della possibilità.

 

 

*

 

 

Nevica neve chimica

e si sdraia

sul marciapiede.

Si architettano con le dita

battaglie e pupazzi,

nel cantiere d’asma cruda

della città

che sbuffa e suda e grugnisce.

Nevica, ma non è neve:

l’inverno troppo ostinato

viene assolto

da ogni processo,

ride e se ne va.

 

 

*

 

 

Ecco, il piccolo

equilibrista vibrante

fra eternità e disperazione.

L’orologio dice:

“È ora!”, in cerchio

ascoltiamo la storia.

Prego, notare

i riflessi dorati

di eroi di carne

e ambizione.

 

 

*

 

 

Sulla lingua

del toro

nasce una città.

I suoi vicoli

di danza ispanica

si sposano senza pretesa

di felicità,

in un altro morso

di carnalità.

Tornerò, con te:

per bere il calore

di Barcellona,

sorseggiato piano

dalle tue mani.

Per vedere ancora questo

sporco mare,

ferino e possessivo,

disarcionato dal drappo rosso

di un giovane torero.

 

 

 

*

 

 

Bonzo, corri

e ti spegni

in cinquanta metri

ad alta infiammabilità.

Uomo scintilla, in una smorfia

di sorriso

pulsa la tua carne

d’Oriente

e l’urlo di un paese

sviscerato.

 

 

*

 

 

Dici che mi vesto

d’antilope

e niente può smentirti.

Nel mio corpo

non sento lo squillo

di sabbiosa elettricità

che anima zoccoli,

coda e ventre,

spingendo al salto

e al rimbalzo.

Non vedo nemmeno

le mammelle

adatte a  saziare, tiepidamente,

il figlio di un

re corridore.

Animale totem, non accetti

compromessi e mi

ritrovo tra le tue

braccia.

 

 

 

 

 Martina

 

 

Mi chiamo Martina Melgazzi. Ho diciannove anni, vivo a Brescia e frequento il primo anno di Lettere Moderne con enorme soddisfazione, dopo cinque anni di Liceo Scientifico affrontati con una scarsissima propensione per le materie scientifiche e un’intramontabile attenzione per gli argomenti umanistici. Ci sarebbe da chiedersi perché scelsi un Liceo del genere: bella domanda.

Ho una mamma, un papà e una sorella pelosa con il naso umido e le orecchie pendule.

Adoro la mia città, amo le parole, sono una patologica malata di scrittura e una mangiatrice di film e libri.

Scrivo poesie e racconti brevi da quando avevo quattordici anni e mi fremono le mani se non produco qualche cosa a ritmi regolari: è una dipendenza impossibile da abbandonare.

Sono impegnata nel sociale, collaboro con Mani Tese e con Bimbo Chiama Bimbo Onlus.

Lavoro con il gruppo Nuova Resistenza Brescia, la sezione giovanile dell’ANPI, perché indignarsi è indispensabile, ma agire lo è ancora di più.

Ho deciso di interessarmi al corretto funzionamento della mia Università attraverso la lista Ateneo Studenti.

 

Curo con grande piacere un piccolo blog: http://sonodunquescrivo.blogspot.it

Ettore Pastena legge tre poesie da “Risse”, in preparazione per Kolibris


Ettore Pastena legge tre poesie dalla raccolta Risse, in preparazione per Kolibris.
Musica di Gianmario Del Sorbo

risse_cover

lettura

Se vedi bande nere dalle svolte del paese

farsi intorno alle chiese

ad invocare pianti d’alba sul sagrato;

se ogni attraversamento sarà arretrato

nel ritorno di sabbie e sterchi che lasci

per poi ritrovarli a indicarti la strada

Pollicino senza vita,

se non l’ultima del gatto…

A te che vivesti nelle domeniche

e nelle piazze con le fontane,

più non dico il dire.

Ti lascio il silenzio e questo volto,

le sole grafie che so giuste.

Ti lascio gli occhi muti dei bovini,

il moto a pendolo

del collo dei piccioni,

i marmi bianchi dove leggemmo i suoni,

da qui , da questa terra,

templi di nessuno

imbanditi nel regno del ninnolo

che si fa segno,

simbolo,

idea,

nello stravolto delle nostre pupille,

che videro luce

e il tenue bonario maleficio,

su cui riposa morto nostro Signore,

nelle balere del cosmo,

nell’autoerotismo delle eternità che si vegliano.

Ti lascio i calli dei frati e gli angeli idioti,

ti lascio il nulla

a un passo da questa pagina….

 

 

 

 

lettura

E mi riconoscerai come sempre

nelle filiere,

con la gentilezza dell’uomo di mare,

o a incontrarci in stazione e non dirci niente

perché bruciammo già tutto

nell’abatjour sul mobile

vicino al letto

dove a volte ho dormito.

Cambiato,

quel tanto che basta per lucidarmi le scarpe,

e ispezionarmi i fori del naso

al mattino

con capillari che son fiumi

sulla mappa del mio volto.

E qui, nel fondovalle,

nel mio dicembre che è anche il tuo dicembre,

ricordo l’allegria del terreno,

la commozione del pietrisco,

il lascito d’un tuo sguardo

addobbato

come nastro sul tamburello.

 

D’oltralpe ho immagini di lupi sotto i muri,

di conventi e vini,

di bimbe con cuffie e sogni di lentiggini.

Ce ne bagnammo da sconosciuti…

Giocavo al gitano dal finto orecchino

per intemperie scandite a liquori

e giochi di corse verso boschi bretoni.

Ma ora,

ora,

che non ti sento il sesso tra le dita,

e ad ogni cane che m’abbaia dietro vorrei dire ‘’ Io vado! ‘’

con malasorte da zingara in treno

e mani da lavoro

del padre di tuo padre sulla schiena;

ora

resterei nel rustico d’un camino

con te

senza nome

come s’usa tra animali…

 

 

lettura

Quando i denti saranno gialli

e avrò pochi bianchi capelli,

allora verranno silenzi

ambasciatori d’anni passati,

giocati in fetidi buchi.

 

Un batterio, l’uomo,

dal decorso degenerativo,

eppure intessiamo

fitte trame di pensiero

per allietarci,

per coronarci d’alloro.

 

Metonimia primaria

riconoscersi nel dubbio

invece che nel mondo,

io intanto

perdo tempo sillabico…

 

 

 

Ettore Pastena nasce ad Atripalda ( AV) il 19 Agosto 1988. Ad Avellino canta in varie formazioni, approfondendo lo studio delle tecniche vocaliche grazie a laboratori e stage teatrali ( Workcenter of Jerzy Grotowski ). Sempre in provincia partecipa alla fondazione del collettivo artistico multimediale ”550”, con il quale inizia a leggere le proprie poesie nei locali avellinesi. Nel 2007 si trasferisce a Pisa iscrivendosi alla facoltà di lettere moderne. A Pisa inizia a interessarsi all’arte di strada, suonando la chitarra e declamando poesie nelle piazze della città toscana. Nel 2012 è finalista al concorso di poesia ”nuovi e-chi” della casa editrice ”La scuola di Pitagora”. Da un anno viaggia per le campagne francesi approfondendo i metodi di agricoltura biologica e autosufficienza alimentare.

I giovin/astri di Kolibris tornano a volare


Le Edizioni Kolibris di Chiara De Luca, emigrate in vista dell’autunno a Ferrara, rilanciano il progetto Giovin/astri,  diretto da Matteo Bianchi, che prevede una collana esclusivamente dedicata alle opere dei giovani autori, e uno spazio online dedicato alla lettura e discussione di testi inediti in questo blog.

Dopo la pubblicazione del volume antologico Quattro giovin/astri nel 2010, che includeva testi di Francesco Iannone, Anna Ruotolo, Vittorio Tovoli e Federica Volpe, continua la ricerca di nuove voci liriche fresche e coerenti, capaci di manifestare entusiasmo e stupore , con un’attenzione particolare agli under 30.

La funzione del progetto Giovin/astri non si esaurisce nella preparazione e pubblicazione si un libro.

Il blog dei Giovin/astri è a disposizione di tutti gli autori in cerca di ascolto e confronto, che vogliano aiutarci a scrivere queste pagine.
È sufficiente sottoporci una selezione di 10, 15 testi, corredata da una breve nota bio-bibliografica all’indirizzo:

matteo.bianchi@edizionikolibris.com

Agli autori intenzionati alla pubblicazione cartacea nella collana Giovin/astri intendiamo fornire un sostegno e un supporto durante tutto il percorso di lavorazione del libro, offrendo ascolto, consigli e indicazioni in fase di correzione, editing e lima, seguendoli passo passo fino alla pubblicazione.

Una volta pubblicato il libro, intraprenderemo con gli autori un percorso comune di crescita, studiando di volta in volta la strategia più efficace per valorizzare l’opera di ciascun autore, attraverso le varie fasi di promozione e distribuzione del libro, affinché la pubblicazione non si esaurisca nella sua mera tiratura, ma il libro continui a vivere e a parlare, con il suo autore e per il suo autore, durante reading e presentazioni.

I volumi della collana I Giovin/astri saranno ordinabili in tutte le librerie italiane, e acquistabili direttamente su IBS e nella nostra libreria virtuale Kolibris Bookshop.

Tutti gli autori che lo vorranno, potranno partecipare attivamente alle iniziative culturali di Kolibris nonché alla sua attività editoriale e di promozione poetica e culturale.

Chiunque volesse proporci la propria opera per una eventuale pubblicazione, può scrivere all’indirizzo:

matteo.bianchi@edizionikolibris.com

oppure

chiara.deluca@edizionikolibris.com

inviando la propria opera in un file di word, corredato di breve nota bio-bibliografica dell’autore.

Ci impegniamo a rispondervi nel più breve tempo possibile, e a discutere un eventuale progetto editoriale comune.